Roberto Epis Il futuro della nostra città nelle parole di chi la vive

Abbiamo incontrato Roberto al Monte di Nese dove passava le vacanze in colonia e dove oggi si festeggia la Madonna della Forcella. Eravamo curiosi di sapere cosa si cela dietro a questa scorza di “montanaro” e perché ci ha “messo la faccia”. Poche e semplici domande per conoscerlo meglio e per sapere come vorrebbe l’Alzano di domani.

Ciao Roberto, parlaci di te

Sono nato e sono sempre vissuto ad Alzano. Lavoro alla Omar, una fabbrica di Alzano: sono responsabile di un reparto e della manutenzione della fabbrica. Sono appassionato di tutto ciò che riguarda la montagna: arrampicata, sci alpino, alpinismo.

Perché ci hai messo la faccia?

Quando ero ragazzo, si faceva fatica a trovare posto sui gradini della Chiesa. Le nostre giornate erano scandite dalle sirene delle fabbriche: le Cartiere Pigna, Italcementi, Zerowatt. Ora non c'è più nulla. Alzano è diventata una città dormiente. Mi piacerebbe che questa città si svegliasse, diventasse viva. Con la precedente, seppur breve, amministrazione qualche segnale in questo senso stava arrivando.

Cosa rappresenta Alzano per te?

E' il paese in cui sono nato e cresciuto, in cui sono nati i miei genitori e i miei nonni. Anche se amo viaggiare - ho girato mezzo mondo- quando torno ad Alzano sono sempre felice. Le montagne intorno ad Alzano sono bellissime, quando ho poco tempo ne esploro boschi e sentieri Sono affezionato a Monte di Nese, mi ricordo quando ci andavo in colonia con i compagni di classe nei mesi estivi.

Cosa faresti per una Alzano più viva?

Quando esco di casa, mi siedo sui gradini della Chiesa, solo la gelateria è aperta! Alzano sembra trovarsi nella situazione del gatto che si morde la coda: i locali non aprono perché non c'è in giro gente, la gente non gira perché non ci sono i locali aperti. Mi piacerebbe organizzare più eventi per invogliare e motivare le persone ad uscire di casa, ad incontrarsi e a partecipare.