Abbiamo incontrato Melania passeggiando per le vie di Alzano Sopra. Durante l’incontro le abbiamo chiesto perché ha “messo la faccia”. Poche e semplici domande per conoscerla meglio, e per sapere come vorrebbe l’Alzano di domani. **Ciao Melania, raccontaci chi sei. ** Ho 36 anni vivo ad Alzano dal 2004. Ho fatto l’assistente educatrice in una scuola primaria di Bergamo e la filmaker per qualche anno in seguito ad un corso universitario di antropologia ed etnografia visuale che mi ha entusiasmato. Sto concludendo gli studi in Scienze dell’Educazione, un percorso lungo e discontinuo che si è intrecciato con vari lavori, passioni e con la nascita di due figli. Faccio parte da quasi dieci anni del Gruppo di Acquisto Solidale Pangas di Alzano. Ho contribuito a creare Il Cerchietto, un gruppo informale di mamme che, ormai da 9 anni, gestisce sul territorio uno spazio per lo scambio di vestiti usati per bambini. Adoro leggere, soprattutto ai miei figli, mi piace vedere le loro facce mentre danno forma alla storia ascoltata e scoprono l’importanza dell’attesa e dell’ascolto. Quando la biblioteca di Alzano ha proposto un corso di lettura animata, ho colto l’occasione e, da quel percorso, è nato il gruppo di volontari “I Librianimatti” di cui faccio parte. La lettura mi consente di vivere molte vite. Leggere mi aiuta a considerare il potenziale del reale e rinnova e sviluppa l’immaginazione. Penso che tutto sia possibile se riesci ad immaginarlo. Perché ci hai messo la faccia? Ci ho messo la faccia perché ho capito che fare politica non è un’azione distante da me, riguarda la mia quotidianità, la quotidianità di tutti. Ho partecipato al tavolo di lavoro che ha permesso la nascita del Mercato Agricolo e Non Solo e ho conosciuto così gli assessori che lo conducevano: Maurizio Panseri, Marco Lameri e Simonetta Fiaccadori. Loro sono un buon esempio di concretezza politica che include una visione lungimirante e molte competenze specifiche. In questo particolare momento storico, non basta saper fare, bisogna anche immaginare dove l’agire di oggi porterà, quali effetti potrà produrre sulla città. Questo modo di fare politica è un messaggio di speranza per le nuove generazioni e tiene aperto il dialogo con le vecchie. Non è un compito facile, ma ora anche io sono disposta a sudare e a camminare per poter dire un giorno ai miei figli e ai miei nipoti che ci ho provato, che mi sono impegnata per lasciare loro una città migliore, a misura d’uomo e non di denaro. Cosa rappresenta Alzano per te? Ho cominciato a vivere la città quando sono diventata mamma e ora, Alzano, rappresenta il futuro dei miei figli. Immagino una città che si costruisce attorno alle esigenze dei suoi cittadini, partendo da quelli più fragili. Cosa faresti per una Alzano più viva? Vorrei una città che si prende cura dell’ambiente con politiche del territorio: aumentare gli spazi verdi e quelli agricoli, arrestare il consumo di suolo, anche valorizzando e rigenerando il suolo già consumato. Mi piace l’idea di Bruno del bosco in città. Mi ha fatto venire in mente il modello di una città moderna del Nord europa… potremmo farlo anche noi?
Infine, credo che una città a misura d’uomo si realizza attraverso le sue scelte in materia di politiche sociali. Vorrei concentrare l’attenzione alle fragilità sociali senza dimenticare, ma anzi scommettendo sui più giovani. Per ottenere risultati non servono solo sussidi e sostegni di tipo economico, è fondamentale sostenere un lavoro di “tessitura” sociale in grado di tenere insieme tutti i cittadini.