Abbiamo incontrato Giovanni presso l’Oratorio di Alzano Sopra, realtà a cui si sente particolarmente legato e che come gli altri spazi oratoriali, riveste un ruolo importante nella vita della città. Durante l’incontro gli abbiamo chiesto perché ha “messo la faccia” sui nostri manifesti. Poche e semplici domande per conoscerlo meglio, e per sapere come vorrebbe l’Alzano di domani. Ciao Giovanni, raccontaci chi sei. Tra qualche settimana compio cinquantun anni, sono sposato e ho ho tre figli, di diciassette, di dieci e di cinque anni. Lavoro in banca da più trent'anni. Sono appassionato di montagna, faccio alpinismo in estate ed inverno e mi piace arrampicare. Sono uno sportivo e mi piace anche il nuoto e la bicicletta. Perché ci hai messo la faccia? E' un piccolo gesto di stima nei confronti di alcuni dei miei amici che hanno deciso di riprovarci nonostante quello che è successo. Il ruolo di chi amministra è di avere un progetto chiaro e portarlo avanti, le persone di cui ho fiducia hanno dimostrato di saperlo fare. Mi riconosco e mi ritrovo nel loro modo di lavorare e nei valori che rappresentano: cercano di unire anziché dividere. Ho apprezzato molto anche i risultati del lavoro, tra cui le molte iniziative culturali e sociali offerte alla città. Cosa rappresenta Alzano per te? Ci abito da quando sono nato, non ho mai avuto un legame particolarmente stretto con il paese, ma con le persone che lo abitano. Ho frequentato le scuole qui e ho giocato a basket in una squadra locale, dai dodici ai ventitré anni. I luoghi a cui sono più affezionato sono quelli legati ai ricordi d' infanzia: io e i miei amici affittavamo una baita nel bosco sotto Lonno e passavamo là molto tempo. Un altro luogo a me caro e importante per la mia crescita è l'Oratorio di Alzano Sopra. Il fatto di averci messo la faccia ha creato un legame più stretto con il mio paese. Cosa faresti per una Alzano più viva? Vorrei lavorare per promuovere le proposte culturali della città, ponendo attenzione a coinvolgere ogni tipo di pubblico. Penso ad iniziative sia sportive che culturali che soddisfino i gusti di pubblici diversi. Immagino eventi popolari che non siano banali ma che valorizzino le eccellenze del nostro territorio: gli artisti, gli scrittori, i musicisti, gli sportivi... Le “Notti Bianche” sono state per anni l'unico evento che richiamava per le strade del paese un buon numero di persone. Questo ora non basta più. Quando ho visto il “Factory market” per la prima volta, mi sembrava di essere un bambino al Luna Park: finalmente gente nuova! A quelle iniziative, ogni volta partecipano moltissime persone di tutte le età e tanti, tantissimi giovani. E' un modo per far conoscere la nostra città, mi sembri che funzioni! Io sogno una Alzano più aperta, più attrattiva, più cosmopolita.
Non vedo soluzioni nelle continue divisioni delle varie parti del paese. Le feste tradizionali, ad esempio, sono organizzate, spesso senza una guida e diventano dispersive. Sarebbe meglio organizzare gli eventi in date diverse nelle varie zone, per permettere a tutti i cittadini di partecipare. Infine, Per una buona qualità della vita, è necessario preservare e valorizzare l'ambiente in cui viviamo, limitare il consumo di suolo e favorire le energie rinnovabili. Per attuare dei cambiamenti significativi per la nostra comunità, credo che sia necessario partire dall'ascolto delle varie proposte e trovare una sintesi delle diverse posizioni.